Come tanti amanti del calcio faccio fatica a capacitarmi della prospettiva che, questa estate, non formulerò la fatidica domanda ai miei amici: “Dove andiamo a vedere la partita stasera?”.
Era uno dei motivi per stare insieme, il motivo per mangiare la pizza in compagnia, la scusa per saltare sulla sedia in segno di esultanza accomunati da un unico sentimento: la Nazionale di calcio ai Mondiali, sperando poi a somme tirate di poter sfottere Francesi, Tedeschi e chi altro.
Invece NIENTE, tutti al mare a mostrar le chiappe chiare, visto che per quel periodo del 2018 saremo a Giugno.
Ma, al di là dei sentimenti nostalgici del sottoscritto, ancora una volta i responsabili restano impuniti, manager assoldati privi di qualsiasi resa dei conti personale e professionale. Va di moda questo comportamento non solo nel calcio ma, anche in politica, sistema bancario e in tante aziende laddove certi posti sono occupati per convenienza.
Di certo mi ricorderò di Ventura come uno degli allenatori più arroganti, presuntuosi (comportamento che, nel suo caso, serviva a mascherare la mediocrità professionale) e poco etici (visto che ha venduto l’Onore al diavolo, facendosi esonerare per prendere la parte di compenso mancante dal contratto; era nei suoi diritti ma, è anche mio e nostro diritto pensarla in modo diverso).
Di certo mi ritornerà in mente a distanza di anni, ancora una volta la capacità di tanti, che detengono il potere, di farla franca senza metterci la faccia (propongo a scuola qualche ora di educazione sul senso dell’ONORE dei Samurai…)
Ecco l’altra sfida. Manager che si tengono stretti sedie e superstipendi (ma, senza le adeguate capacità…), gap generazionale e fuga dei talenti tra i motivi per cui le aziende rischiano un vuoto di potere.
Il problema coinvolgerà, nel giro di tre anni, il 57% delle aziende Top Employers secondo la ricerca di CRF Institute. Nel mondo manager, executive e personale qualificato rappresentano delle specie in via d’estinzione, minacciate da molteplici fattori.
Risultato? Nel giro di tre anni le aziende potrebbero dover fare i conti con una mancanza di leadership di livello globale. È questo il monito lanciato da CRF Institute. Dalla ricerca svolta su oltre 650 aziende Top Employers è emerso che il problema della penuria di leadership coinvolge in media il 57% delle realtà a livello mondiale, con picchi dell’88% in Cina, del 54% in Brasile e del 53% in Europa. Nel nostro continente le criticità maggiori riguardano Germania (44%) e Svizzera (42%) a livello manageriale, mentre il Belgio (85%) è il Paese più in difficoltà a livello di professionisti.
Motivi? Gli stessi in tutto il mondo: voglia di far carriera, ma anche desiderio di un migliore trattamento economico, location aziendale, condizioni di lavoro e conciliazione vita professionale e privata, nonché adeguati riconoscimenti per il lavoro svolto.
Insomma, ancora una volta si sceglie la via più facile rispetto a quella più giusta. Ancora una volta per la maggiore è una questione di soldi e posizioni!
E la professionalità? Ma chi se ne frega, dilettanti allo sbaraglio stile Corrida vanno bene lo stesso, con il conseguente impoverimento di cultura aziendale e di capacità di migliorare condizioni economiche e sociali.
Ecco perché per questa estate ho già prenotato le mie ferie in un eremo lontano da partite, interviste e, soprattutto, dalla classica Promozione Commerciale “Ti regalo la TV per vedere i mondiali”. Lontano da ogni tentazione e, sono sicuro, che avrò modo di notare ancora in un futuro prossimo l’impunità di chi detiene il potere a titolo di premio della sua mediocrità.
Il mediocre fa sempre la guerra al più bravo; BASTA alla mediocrità, spazio al merito. Questa è Leadership!!!!
Io penso che alla fine il mediocre non vincerà mai. Tu cosa ne pensi?
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Grazie e Buona Giornata.
Loris Comisso
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