Identificare i tratti comuni tra sales manager, project manager, account manager, HR manager è sempre una sfida affascinante con la consapevolezza che quando ne hai presi in considerazione un determinato numero te ne sfuggono altrettanti se non di più.
Se stai cercando l’elenco esaustivo e definitivo non perdere tempo a leggere oppure accetta il dato di fatto che serve questo e molto altro.
L’importante che una volta acquisite, le caratteristiche diventino applicazione pratica nel quotidiano meglio ancora se nuove scoperte all’interno dei tuoi programmi di formazione ai collaboratori; se no hai fatto solo esercizio di lettura e poco altro.
1) È inclusivo: parola ancora sconosciuta “l’inclusività” o forse mal sopportata per i cambi di paradigmi che provoca. Non mette più il manager sul piedistallo ma, il team. Occuparsi del team e renderlo coinvolto negli obiettivi funzionali e aziendali. Un ambiente in cui tutti possono apertamente dire quello che pensano, proporre idee, fare esperienza al di là degli errori.
2) Rinuncia al Controllo: la delega è la sua ragione di vita, responsabilizza le persone. Lo fa come stile di vita. Il manager è debole quando vuole controllare tutto. Ce ne sono di quelli esagerati, forse ossessionati dall’idea di tenere tutto sotto controllo. Che è in realtà un’illusione. Come fare? Togliti di mezzo.
3) E’ un ascoltatore: non ascolta per rispondere né per capire se è d’accordo oppure no con quello che viene detto. Semplicemente ascolta per capire. Sa che è l’anticamera del successo perché permette di avere più chance comunicative. L’investimento di tempo nell’ascolto dei collaboratori è il più remunerativo in termini di risultati relazionali. Capisco che spesso, fedeli a modelli culturali del passato si predilige una comunicazione dall’alto al basso. Ma quei tempi sono ormai andati.
4) Orientato ai Risultati: conosce la differenza fra ATTIVITA’ e RISULTATO ma, se la sua squadra non performa sa come metterla nella condizione per raggiungere gli obiettivi prefissati. Perché non si limita a fissare dei paletti e poi ad aspettarsi che gli altri ci arrivino ma, si adopera affinché tutti possano restare al passo, consapevole che il miglior risultato si raggiunge con la miglior prestazione dell’uomo dotato di minor talento.
5) Fornisce Feedback: sa benissimo che concentrarsi su quello che possono fare gli altri per lui è una perdita di tempo. Si focalizza su cosa può fare lui per gli altri. Sa che un buon manager fornisce gli strumenti e il primo strumento utile è dare feedback oggettivi ai membri del team. Soprattutto è un buon coach capace di istruire gli altri e si mette a disposizione per poter far fare loro il salto di qualità anche in termini di carriera.
6) Competenze Tecniche: col tempo è quell’elemento che, nel gestire uomini, si perde e cioè il saper fare perché stai facendo fare agli altri. Ma, i manager non diventano tali perché fanno i capi ma, perché a diventare manager si è ancora più impegnati. Sanno che avranno un supplemento di fatica per restare al passo di coloro che gestiscono dal punto di vista tecnico parziale o complessivo. Ne va della credibilità e dell’autorevolezza.
7) Prende Decisioni: ha una visione e va bene; ha una strategia e va bene; fa analisi per avere dati e scenari certi e va bene; ma, niente sostituirà il potere decisionale. Puoi investire tutto il tempo che vuoi nelle attività sopraccitate anche se poi la consapevolezza è che la differenza che fa la differenza sarà nella decisione che prenderai in funzione degli scenari generati. È lì che scrivi la storia. Quotidianamente chi è manager è chiamato a prendere decisioni giuste in situazioni complesse. Come se fare la scelta giusta sia la cosa più semplice del mondo. E questa va presa anche se la squadra non raggiunge l’unanimità di intenti su quella scelta. Il manager sa che non decidere è decidere che siano gli eventi a indirizzare gli accadimenti. Il peggior errore di un manager.
8) Collabora con tutti: è consapevole che il suo team non è un’ isola deserta. Collabora e interagisce con tutto il resto dell’azienda, qualsiasi sia la funzione coinvolta. In più non è escluso che l’esperienza fatta in un altro settore aziendale possa servire anche ad altri settori anche diametralmente opposti fra loro. Più le persone condividono il proprio sapere più l’azienda cresce. E poi a problemi funzionali soggettivi di solito le belle idee ce le hanno coloro che non sono coinvolti emotivamente nel processo.
Poi a tutto questo aggiungiamoci pure la capacità di costruire relazioni di fiducia.
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Nelle organizzazioni, oltre che per la self confidence, diventa un driver di risultati. DARE FIDUCIA ed OTTENERE FIDUCIA dagli altri: se mi fido di me stesso e mi fido dei miei colleghi, da chi mi circonda, potrò ottenere il meglio da me stesso e dagli altri.
Grazie e Buona Giornata.
Loris Comisso
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