Anche a non ricordare la storia, di sicuro, ci si ricorda di Napoleone Bonaparte.

Facciamo un rapido riepilogo: è stato un politico e generale francese, fondatore del Primo Impero Francese e protagonista della prima fase della storia contemporanea europea detta anche “Età Napoleonica”.

Un condottiero e un uomo politico che ha fatto grande la Francia e che ha fondato il Primo Impero Francese agli inizi del XIX sec. Per non farsi mancare nulla, pure Re d’Italia.

“Chi ha paura di essere battuto, sia certo della sconfitta”

È una frase attribuita allo stesso Napoleone. Intorno alla sua figura ci sono voci, aneddoti, storie, leggende che hanno riempito i libri di storia e non solo. Una su tutte se sta antipatico perché francese peggioriamo la sua fama: si dice che fosse basso e che ha rubato la Gioconda. Apriti cielo!

Le sue gesta hanno un eco al di là della sua morte e a scrivere di pettegolezzi. ci si dimentica di importanti innovazioni, che possono essere ancora attuali.

Ad esempio aveva una grande capacità: sapeva comunicare e dialogare con l’opinione pubblica, da buon politico.

Al di là di questa caratteristica, che oggi riconosciamo a coloro che detengono la “leadership” di alcuni partiti, un imprenditore o un manager cosa può imparare.

A giudicare le sue vittorie, Napoleone mi fa pensare a quei leader capaci di coinvolgere e motivare i propri collaboratori, uno capace a trasferire il concetto di “Facciamo le cose insieme” e “Affrontiamo le sfide che insieme le vinciamo”.

Per Napoleone il contesto di riferimento era il campo di battaglia, per l’imprenditore e il manager sono il mercato e l’azienda, dove le figure apicali dovrebbero essere in prima linea. Non scrivo il motivo per cui uso il condizionale e lascio al lettore intuire i fattori che determinano questa affermazione.

Mi sono interrogato se Napoleone, fra gli stili di leadership, fosse più leader e capo. Anche qua mi sono dato una risposta e credo avesse molto chiara la differenza fra essere autorevole ed essere autoritario.

Anzi, a leggere le sue vicende, sembrava quasi incarnare quei valori di cui lamentiamo spesso l’assenza nell’attuale classe dirigente sia politica che aziendale. Ma, d’altronde i migliori ci lasciano sempre prima dell’ora, a noi ci restano bibitari, aspiranti dittatori o sconfitti dalla vita che, in politica, trovano la gloria dei cieli. Anche alcuni management aziendali hanno queste caratteristiche.

Era un leader moderno perché di tanti anni fa. Non sarebbe stato attuale, in questo momento, era in anticipo sui tempi. Sì perché possiamo dire che,  aveva già scoperto il concetto di Brand, di Marchio al servizio di una idea, che nel caso di specie, servivano all’esaltazione della propria personalità.

Era capace di autopromuoversi, voleva essere un supereroe della Marvel, voleva essere il punto di riferimento dei suoi collaboratori, si impegnava per coinvolgerli e motivarli. Ne voleva stare a capo. Caratteristica, che fa a pugni con la tendenza ad essere attaccati alla sedia e allo stipendio di alcuni manager. Si provi a pensare ad Alitalia, che come azienda sta alla rovina imprenditoriale ma, i cui manager, ricevono ugualmente i premi. Il classico esempio di chi ottiene risultati senza merito. Ecco, il merito!

In più, cosa che in Italia non abbiamo ancora innovato, credeva nel merito, dava promozioni sul campo anche se il punto di partenza della nascita non avrebbe mai favorito alcunché nella vita. In azienda il merito, salve alcune eccezioni, imprenditori e manager credo abbiano strappato la pagina del vocabolario per non correre il rischio di dover andar a vedere il significato. Lo dovrebbero applicare e allora cosa ne faremo di figli incapaci, mogli, mariti, amanti, conoscenti, parenti vari o figli di tizio o figli di caio.

Il messaggio che trasmetteva è “Ricordatevi che sarò sempre uno di voi”. In vittoria come in sconfitta dialogava concretamente con i suoi collaboratori e passeggiava tra le truppe sul suo cavallo.

Una caratteristica di Napoleone di cui dovrebbero far tesoro i manager. Mi fido dei miei fino a prova contraria. Mentre nelle aziende è: intanto non mi fido fino a prova contraria a cui poi segue anche la riprova perché non mi basta.

Come statista, poi Napoleone ha dimostrato l’importanza di avere una Visione e non una allucinazione. Nelle aziende leggo di quelle idiozie; meglio non scriverle se devo scrivere frasi senza senso.

Da Primo Console, elaborò un progetto con un piano, poi andato a buon fine, per il risanamento finanziario in cinque anni dei trentaseimila comuni francesi. Definì poi un obiettivo a dieci anni, entro i quali tutti i comuni avrebbero dovuto portarsi in attivo. Utilizzò indicatori puntuali per lo stato avanzamento lavori e controllare le fasi. Un vero proprio manager, anzi quelli non sanno nemmeno leggere il dietro le quinte dei numeri, sempre che sappiano quali numeri prendere in considerazione.

Prima di ogni battaglia, Napoleone analizzava il terreno, si documentava sugli scontri avvenuti nella stessa area o con gli stessi generali in passato, esaminava ogni possibile rischio, svantaggio o pericolo. Faceva l’analisi SWOT. Una cura del dettaglio maniacale e la capacità di prendere decisioni non a sensazione ma, basato su un sistema input/output.

Perché Napoleone è stato un grande comunicatore?

Usava una comunicazione frequente e sistematica per tenere sempre informati i comandanti in tempo reale. A questo possiamo aggiungere la velocità di esecuzione. Altri punti fondamentali in azienda: informazioni e velocità.

Vedo bene Napoleone a capo di Alitalia, sicuramente avrebbe fatto meglio di coloro che in questi anni non hanno nemmeno provato a risanarla perché impegnati a immiserirla ancora di più. Commento a margine: speriamo che stacchino la spina. Serve un’autanasia aziendale per il bene nostro.

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Grazie e Buona Giornata.

Loris Comisso

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