Un giorno un imprenditore, durante un mio evento, mi disse: «Siamo tutti improvvisati e cerchiamo di fare del nostro meglio», e giusto per essere coerente con se stesso non si è mai presentato a nessun corso.
Manca la cultura della cultura. Una cultura va coltivata e curata perché diventi il futuro sostenibile di ognuno di noi. Nella nostra cultura, ora come ora, mancano merito e talento a scapito di tornaconto personale e sete di potere. Ognuno di noi, chi più e chi meno, è artefice di questa cultura, o della percezione che c’è all’esterno di sottocultura. D’altronde il pensiero comune è che “Meglio essere “normalizzati” e non cantare fuori dal coro; chissà cosa succede se il branco mi esclude?”
Nello specifico, credo che ci troviamo di fronte a una crisi di Leadership a livello mondiale e questo accade proprio in un momento in cui avremo bisogno di persone con spiccate doti di Leadership come i grandi condottieri di un tempo. Basti pensare a Donald Trump e Kim Yong-un, che si scambiano negoziazioni che hanno come oggetto chi è vecchio, chi è basso e chi è grasso. Per la serie giochiamo a chi fa la pipì più lontano o a chi ha il “pisellino” più lungo.
Quando le cose vanno bene, vanno bene da sole, ma è quando scoppia un incendio che si vede se c’è Leadership oppure no. Anche i tacchini volano con il vento a favore. Ma, poi se cessa il vento, continui a sbattere le ali e ti accorgi che stai facendo solo aria, in più senza prendere il volo….Meglio farsi un esame scrupoloso di conoscenza, affermando a se stessi che non era vera Leadership.
La parola “Leadership” compare nella lingua inglese solo intorno al 1800, ma solo un centinaio di anni dopo, i sociologi hanno preso in considerazione lo studio della leadership. Oggi, migliaia di studi ci consentono di descrivere in modo preciso cosa è necessario per poter essere una persona che esprime la propria leadership. Vai su Google e verifica quanto inchiostro è stato usato per scrivere di Leadership. Vai su Linkedin e verifica quanti formatori o equivalenti insegnano Leadership.
Eppure essere leader non vuol dire avere potere (quello ogni giorno può averlo ognuno di noi…), vuol dire diventare padrone di se stesso. Vuol dire prendersi cura del bene più prezioso che ognuno di noi ha: la propria testa, la propria intelligenza, le proprie emozioni, le proprie vocazioni.
Perché questi talenti non te li insegna nessuno; sei da solo! Vuol dire imparare ad essere autorevole e non autoritario. Vuol dire Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, Steve Jobs, Enzo Ferrari, Ferruccio Lamborghini, ecc. Vuol dire lasciare il segno dove cammini.
Vuol dire creare un tuo mondo a cui gli altri desiderano partecipare.
Viviamo un epoca in cui la storia ci ha lasciato in eredità Nelson Mandela, che dopo 24 anni di carcere, si erige a protagonista e simbolo di un’unità storica senza odiare i propri detrattori. Per poi arrivare ai giorni nostri, alla vita quotidiana, in cui anche una semplice pizza bruciacchiata è motivo per arrabbiarsi con il prossimo.
C’è da riflettere. Tu cosa ne pensi?
Scrivilo nei commenti.
Grazie e BUONA GIORNATA.
Loris Comisso
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