Le aziende, dalla più piccola alla più grande, sono fatte da contenuti e relazioni. Così come nella comunicazione interpersonale, al di là dei contenuti, sono le relazioni che condizionano la vita all’interno dell’impresa e i risultati, che raccogliamo nel quotidiano.

Spesso l’illusione è credere che sia grazie alle strutture, immobili, automezzi, attrezzature che cresce e prospera un’attività organizzativa. Si possono avere attrezzature tecnologicamente avanzate, le più performanti sul mercato ma, se non hai una persona capace, in grado di farla funzionare non otterrai alcun beneficio dall’investimento.

Gli asset strumentali sono vantaggi competitivi in grado di farci distanziare la concorrenza per breve termine, fin tanto che qualcun altro non si mette alla pari e la compra pure lui. Situazione facile, basta andare in banca, fare debiti e il vantaggio competitivo se ne sparisce in un batter di ciglia.

Con le persone? Se hai i migliori come fa la concorrenza a comprarli sul mercato se già li hai tu. Le persone hanno questo, sono uniche e irripetibili. Per alcuni di loro “Per fortuna…”

Se poi a questo, ci aggiungiamo pure, un “Capo” limitato incapace di condurre un’impresa, col rischio di un fallimento, inutile stare a fare il discorso tra asset tangibili e asset intangibili se poi il condottiero è un’incapace; non c’è asset che tenga.

Quando gestiscono le risorse umane i “Capi” già danno sfoggio della loro incapacità, a tal punto che a volte hanno i migliori e se li lasciano sfuggire. Un’incapacità che si manifesta nelle piccole situazioni quotidiane che sommate nel tempo creano quel conflitto sotterraneo capace di far andare da altre parti le persone. Quali sono gli errori più comuni nel quotidiano:

 

 

Interrompere gli altri quando parlano o parlare sopra gli altri; se fossimo ancora bambini ci saremmo presi un bel rimprovero dai genitori per sintomo di maleducazione; nel ruolo da capo, capisco che ti senti il Dio nella tua azienda, ma non è che a fare il capo puoi fare tutto quello che vuoi per non far parlare gli altri perché “Io vi pago e voi dovete eseguire”

 

  • Per anni ho avuto un capo che, se avevamo una riunione ad un determinata ora, puntualmente veniva posticipata; la certezza era il posticipo, il dubbio era di quanti minuti. Arrivare tardi, in particolare alle riunioni! Quando lo fanno i tuoi collaboratori ti salta il sangue in testa ma, se lo fai tu va tutto bene. Vanno rivisti i canoni del buon esempio.

 

  • Le riunioni senza senso, mi hanno sempre fatto “ammattire”. Fare riunioni per rimproverare, per parlare del nulla cosmico. Oppure le riunioni fiume in cui dopo 8 ore, a parlare di mille cose, tu esci e non sai cosa fare e nemmeno di cosa si è parlato. Tempo sprecato, energia sprecata. In qualità di capo stima il costo di ogni singola riunione inutile e sono sicuro che ti ricrederai per tutti i soldi che hai buttato nel cestino.

 

  • Ci sono capi amanti della propria comunicazione, che amano lodarsi e imbrodarsi. Sentire il parere di tutti è essere un capo lungimirante e non monopolizzare il campo comunicativo con un intervento infinito. Un giro di opinioni dei presenti prima di iniziare a parlare e prima di chiudere un argomento sono sempre un ottimo comportamento organizzativo.

 

  • Siamo spesso indaffarati, all’idea di far fronte alla complessità del lavoro vendiamo gratis la nostra produttività al multitasking. Anche se è stato provato che riduce l’efficacia fino al 40% (in molti test che verifico in aula anche di più…). Fai altro quando sei con i tuoi, fai altro quando sei in riunione, fai mille attività contemporaneamente Oltre ad essere poco rispettoso degli altri, stai dimostrando che preferisci le tue mail alla riunione in questione.

 

  • Lascia un foglio qua, lascia un foglio là, dimentica una cartellina in un ufficio, dimentica un raccoglitore in un altro ufficio e, ancora, lascia la tazzina del caffè sulla scrivania. Non l’ho mai sopportato, perché quando si è adulti sarebbe giunto il momento di smettere di credere che c’è la mamma dietro l’angolo, che passa dietro di te a sistemare la tue cose.

 

  • Figli di una civiltà contadina (con tutto rispetto, visto che i miei nonni hanno passato la vita a fare i contadini…) pensiamo che urlare, senza accorgersi, sia la modalità funzionale nella comunicazione. Non sei nei campi, dove gli spazi sono così aperti che serve urlare e alzare la voce, come se esistessi solo tu.

 

  • Aspettare è il risultato che spesso siamo abituati a ottenere in parecchi contesti quotidiani. Vai dal medico e aspetti. Vai in banca e aspetti. Vai in macelleria e aspetti. Devi parlare con il capo e aspetti. Insomma, si aspetta dappertutto ma, un comportamento da evitare è non rispettare le scadenze. Soprattutto quando gli altri stanno aspettando il tuo lavoro perché dipendono dal tuo lavoro e non hanno i coraggio di mandarti a quel paese.

 

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Allenarsi al mestiere del Capo è una sfida quotidiana e anche la migliore classe dirigente può ancora imparare molto.

Grazie e Buona Giornata.

 

Loris Comisso

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