
C’è una verità che molti faticano ad accettare: la negoziazione non è ordinata, lineare, prevedibile. È caotica. Umana. Piena di variabili che cambiano mentre sei lì, seduto al tavolo.
Chi cerca la “frase giusta” o la tecnica miracolosa resta spesso deluso. Chi invece impara a stare dentro il caos, a leggere le persone e ad adattarsi, ottiene risultati migliori.
Le tattiche che seguono non sono trucchi da manuale. Sono comportamenti concreti che vedo funzionare quando una trattativa è vera: un cliente strategico, una richiesta delicata, una posta in gioco reale.
1. Entrare con la mente aperta (non con il copione)
La preparazione è fondamentale. Ma arrivare con un copione rigido è uno degli errori più comuni.
In negoziazione il potere si sposta continuamente. Le informazioni emergono strada facendo. Le priorità cambiano.
Chi entra pensando “devo dire questo, poi questo, poi quello” va in difficoltà al primo imprevisto.
Chi entra con una mappa mentale chiara, ma la mente aperta, riesce invece ad adattarsi e a cogliere opportunità che non erano visibili all’inizio.
La pazienza, qui, non è passività. È attenzione.
2. Scoprire le carte giuste al momento giusto
Tenere tutto nascosto può sembrare una strategia intelligente. Spesso non lo è.
Dire cosa vuoi davvero – senza arroganza e senza ultimatum – aiuta l’altra parte a capire su cosa vale la pena lavorare.
Quando le intenzioni sono chiare:
- si riducono i giochi difensivi;
- emergono possibilità di scambio;
- si può creare valore, non solo difendere posizioni.
Non significa dire tutto. Significa dire ciò che serve per far avanzare la trattativa.
3. Avere un obiettivo chiaro (e uno più ambizioso)
Entrare in una negoziazione senza un obiettivo definito è come guidare senza destinazione.
Devi sapere:
- cosa vuoi ottenere;
- da dove parti;
- qual è il minimo accettabile.
Ma c’è un passaggio in più: avere un obiettivo sfidante. Qualcosa che ti costringe a pensare in grande e a sostenere la trattativa con convinzione.
Chiedere “il massimo” non è arroganza, se sai anche quando è il momento di fermarti.
4. Trasformare l’ansia in energia
Se una negoziazione non ti mette un po’ di tensione addosso, probabilmente non conta abbastanza.
Il problema non è l’ansia. È come la interpreti.
Quando ti dici “sono nervoso”, il corpo si chiude. Quando ti dici “sono carico”, l’energia cambia direzione.
Allenamento, simulazioni, preparazione: più ti esponi a queste situazioni, meno l’ansia prende il controllo.
Non devi eliminarla. Devi usarla.
5. Comunicare forza, senza dire una parola
Prima ancora di parlare, stai comunicando.
Postura, sguardo, modo di sederti, gesti: tutto parla di te.
La vera autorevolezza non è rigidità. È presenza.
Chi appare sicuro ma disponibile, fermo ma aperto, aumenta la propria credibilità senza bisogno di alzare la voce.
Il corpo, spesso, negozia prima della bocca.
6. Fermarsi prima che serva fermarsi
Saper chiedere una pausa è una grande forma di controllo.
Quando una trattativa si incastra:
- le posizioni si irrigidiscono;
- le emozioni salgono;
- la lucidità cala.
Una pausa fatta al momento giusto resetta la dinamica. Permette di rientrare con più chiarezza e spesso spiazza l’altra parte, che si aspettava una reazione immediata.
La pausa non è fuga. È strategia.
7. Usare il silenzio come leva
Il silenzio mette a disagio. Proprio per questo funziona.
Dopo una proposta importante, molti parlano troppo. Spiegano, giustificano, indeboliscono.
Tacere, invece:
- ti dà tempo;
- costringe l’altro a esporsi;
- spesso porta a concessioni inattese.
Il silenzio non è vuoto. È spazio negoziale.
La vera tattica è saper stare al tavolo
Le negoziazioni importanti non si vincono con una frase brillante, ma con presenza, preparazione e capacità di adattamento.
Chi sa restare lucido nel caos, ascoltare davvero e usare anche ciò che non dice, ottiene risultati migliori.
Perché, alla fine, negoziare non è controllare tutto. È saper governare ciò che accade.
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