Come progettare percorsi formativi che generano autonomia, responsabilità e risultati, evitando le trappole della retorica meritocratica e dell’assistenzialismo cronico


🔍 Premessa: perché la formazione oggi è sotto accusa

Viviamo in un tempo in cui la formazione professionale e la formazione finanziata sono sempre più presenti nei contesti aziendali e pubblici. Ma troppo spesso il formatore si trova davanti a due trappole opposte:

  • da una parte, la tirannia del merito: solo chi “merita” ha diritto ad avanzare, in una visione quasi darwiniana dell’apprendimento;

  • dall’altra, l’assistenzialismo cronico: corsi vuoti, fruiti per ottenere certificati, ore, rimborsi o bonus, senza reale impatto.

👉 Il vero nodo? Entrambi i modelli falliscono, se l’obiettivo è creare formazione trasformativa, concreta e responsabile.


🧭 Merito e assistenzialismo: due estremi da superare

Michael J. Sandel, nel suo libro La tirannia del merito (Feltrinelli, 2021), mostra come l’ossessione per il “merito individuale” alimenti tracotanza nei vincenti e umiliazione in chi resta indietro. Nella logica opposta, però, l’assistenzialismo crea dipendenza, deresponsabilizzazione e passività sistemica.

In Italia, il rischio di entrambi è altissimo, soprattutto nei sistemi legati alla formazione pubblica o finanziata, o nei percorsi aziendali non monitorati in termini di impatto.


📊 Dati e contesto: perché serve un cambio di paradigma

Secondo il rapporto Excelsior-Unioncamere 2024, oltre il 60% delle aziende italiane fatica a trovare profili con competenze adeguate, nonostante l’offerta di corsi sia in crescita del 38% rispetto al 2020.
Fonte: Excelsior.unioncamere.net

👉 Questo paradosso si spiega anche con una formazione disallineata dai bisogni reali, spesso erogata senza stimoli o criteri evolutivi chiari.


⚖️ Confronto diretto: Merito tossico vs Assistenzialismo sterile

Dimensione Tirannia del Merito 🏆 Assistenzialismo Cronico 🛋️
Narrativa dominante “Hai ciò che meriti” “Non ho nulla perché nessuno mi aiuta”
Emozione prevalente Arroganza, competitività Vittimismo, passività
Ruolo del partecipante Vincente/Perdente Beneficiario senza impegno
Ruolo del formatore Giudice del talento Erogatore di contenuti
Effetto sulla motivazione Pressione, ansia da prestazione Appiattimento, svogliatezza
Impatto finale Disuguaglianze legittimate Bassa autonomia e scarso apprendimento

🧠 Come uscirne: il formatore come attivatore di autonomia

✅ 1. Dare senso alla formazione

Ogni corso deve rispondere a:

  • Perché vale la pena imparare questo?

  • Come mi servirà nella vita o nel lavoro?

Senza senso, anche la miglior lezione diventa una perdita di tempo.

✅ 2. Coltivare la responsabilità

Il formatore deve smettere di “trasferire sapere” e iniziare a generare responsabilità.
Chi partecipa a un corso deve sentire di poter (e dover) agire, non solo “ricevere”.

✅ 3. Creare percorsi trasformativi, non erogare moduli

Un percorso ben fatto:

  • è progressivo;

  • include sfide, riflessioni, sperimentazioni;

  • premia l’evoluzione, non solo la conoscenza.

✅ 4. Misurare l’impatto, non le ore

Meglio 4 ore che cambiano un’abitudine, che 40 ore di slide.
👉 Chiediamoci sempre: cosa faranno i partecipanti nei 30 giorni dopo il corso?


✍️ Caso pratico: la formazione finanziata in azienda

📌 Spesso le aziende accedono a fondi interprofessionali per formare il personale. Ma quanti corsi sono pensati solo per “spendere il plafond”?

  • Nessun bisogno reale rilevato.

  • Nessun obiettivo misurabile.

  • Partecipanti passivi o distratti.

  • Formatori costretti a “riempire ore”.

Soluzione: costruire percorsi condivisi tra HR, responsabili di reparto e formatori che puntano su autonomia, impatto e attivazione delle competenze.


🎯 Il vero obiettivo: formazione che genera protagonismo

Il formatore del futuro – e chi lo sceglie – non dovrà mai cadere nella trappola del “solo chi è bravo ce la fa” né del “tutti devono essere aiutati comunque”.

Dobbiamo puntare a:

  • Formare cittadini e lavoratori capaci di agire.

  • Riconoscere i talenti e svilupparli.

  • Accompagnare chi è indietro, ma senza creare dipendenze.

  • Restituire dignità e orgoglio alla crescita professionale.


📌 In conclusione: cosa puoi fare da oggi

  1. Rivedi i tuoi corsi: sono sfidanti o compiacenti?

  2. Misura l’impatto reale: cosa è cambiato dopo il tuo intervento?

  3. Scegli il linguaggio giusto: abbandona il “ti insegno” e usa “ti accompagno”.

  4. Costruisci partecipazione vera: anche con piccoli gesti, come feedback personalizzati o compiti sfidanti.

  5. Distinguiti: oggi la vera differenza non è nella tecnologia, ma nel posizionamento formativo e nella cultura che trasmetti.

✉️ Conclusione

Se sei un formatore, un HR o un imprenditore che crede nella formazione con impatto, nel valore della responsabilità e nella centralità delle persone, contattami.
Insieme possiamo costruire percorsi trasformativi che fanno la differenza.

📩 Scrivimi su www.loriscomisso.it o connettiti su LinkedIn

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