Quando frequento le aziende e i relativi responsabili, per le mie attività di formazione, mi aspetto sempre di arrivare in sede e trovare persone che, poco o tanto, abbiano la consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti.
Altrettante volte sono costretto a rivedere i miei programmi perché le mie aspettative rimangono disilluse. Spesso, per l’ennesima volta, mi ritrovo a constatare che, di fronte a me, non c’è un mondo aziendale funzionale ma disfunzionale.
Più abituale di quello che mi aspetto incontro dei capi che sono per i collaboratori dei veri e propri INCUBI, tiranni, dominatori, despoti, dittatori, oppressori, sovrani assoluti e nelle relazioni dei veri e propri “Attila Flagello di Dio”.
Non ascoltano, maltrattano le persone, offendono chi lavora; ma, peggio ancora, trovano un immenso piacere ad essere incensati, in un perfetto delirio di onnipotenza quotidiano.
Questa è la dura verità, verità che aumenta tanto più ci troviamo di fronte a realtà aziendali che nascono dal concetto di Padre Padrone. Per la serie “Questa è casa mia e qui comando io”, magari con un bel pugno sbattuto sul tavolo e una bestemmia di contorno.
Realtà quotidiana, che ci dice che le leadership eccellenti (fatte di autorevolezza, intelligenza, disponibilità all’ascolto, capacità di valorizzare persone e idee) sono un vero sogno, a volte un agognato miraggio nel deserto.
D’altronde, chi non si è trovato almeno una volta nella vita come quel “Fantozzi”? Ragionier Ugo, che spesso durante la saga, si trovava di fronte al “Direttore naturale, totale e megagalattico”, molto arrogante, altrettanto presuntuoso e soprattutto prepotente. Davanti a quella scrivania, a sentirsi inferiori e a dover sottostare, per l’ennesima volta, alle volontà di colui che sta in alto o per di più a un capo narciso che “Così come fa le cose lui non le fa nessuno”. Per qualcuno, nel tempo, voleva dire anche genuflettersi di fronte a si tanto potere per paura di perdere il posto.
Chissà se succede ancora oggi nel 2017?
Ho come la sensazione che la risposta a questa domanda sia affermativa.
Questo argomento lo sto enfatizzando, a tratti esagerando, per poterci ridere sopra, anche se, anche tu lo sai che, un capo innamorato di sé è la cosa peggiore che possa capitare per una organizzazione in termini di efficienza organizzativa.
I motivi per i quali accade questo tipo di leadership è molto semplice. Spesso chi ottiene un ruolo di potere quasi mai lo raggiunge perché è una persona competente (non sto parlando della competenza tecnica ma quella trasversale), intelligente, brillante e con ottime capacità di leadership.
Molte volte, colui che detiene lo scettro, arriva ad avere il potere perché se l’è creato: il titolare di una azienda. Il proprietario che, dopo 25 anni di attività, è ancora un sudato lavoratore (quindi pure limitato dal punto di vista imprenditoriale…), schiavo della propria azienda (ed è per questo che schiavizza poi coloro che lavorano “PER” lui, perché sia mai che nella sua testa rientri l’ipotesi che lavorano “CON” lui…) e con qualche ulcera in più.
Altrettanto spesso ci arrivano coloro che sono bravissimi a farlo credere, senza esserlo.
Cosa vuol dire?
Che spesso ai vertici delle aziende, nella stanza dei bottoni, soggiornano persone con un ego molto sviluppato; alcuni di loro così sviluppato che possiamo definirli PALLONI GONFIATI o DISTURBATI!
Imparare a fare il Team Leader è un obbligo nel momento in cui hai un gruppo da trasformare in squadra. La tua occasione è il 13 ottobre 2017.
Ti aspetto a “Mettiamoci in Squadra”, il Talk Show Educativo firmato Business Formula, per apprendere il libretto di istruzioni nella creazione e nello sviluppo di Team Vincenti con Dan Peterson e Dino Meneghin, Leo Turrini, Beatrice Bauer, Giordano Mazzi.
Buona Giornata
Loris Comisso
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