Un’indagine sulla leadership fatta su 300 dirigenti di aziende venete dal Competency Center dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, rovescia lo stereotipo dell’autoritario “Paròn” (ed io vivo nel Triveneto e ho ben presente quanto questa figura sia amata dagli imprenditori indigeni): gli stili di leadership più utilizzati dai manager intervistati, sono nell’ordine: quello affiliativo (media 5,85), democratico (5,8), coach (5,62), visionario (5,55), autoritario (5,52) e battistrada (5,35).
I Padri Padroni sono in via di estinzione (per favore, non salvateli!!!).
Prevalgono dunque stili che coinvolgono e che hanno la capacità di fare squadra su quelli più “antichi” e “accentratori”. L’età conta poco nelle scelte gestionali, mentre fa differenza la gerarchia: i top manager prevalgono per stile visionario, coach, ma anche autoritario; i middle manager per quello affiliativo. Le donne invece sono più coach e meno autoritarie.
Cosa accadrà in futuro sul concetto di leadership?
Con i presupposti sopra esposti passeremo da un modello verticistico a un’organizzazione integrata.
Per guidare un team, un leader deve imparare sempre più da figure di riferimento già esistenti come direttori d’orchestra, registi e allenatori sportivi. Da questo punto di vista, per quel che riguarda la mia esperienza, mi sento privilegiato, per aver intrapreso in passato, sia la carriera di musicista che di calciatore, ed aver visto da vicino alcuni di questi ruoli.
Che un valido capo non debba porsi come “padre padrone” nei confronti dei suoi collaboratori l’abbiamo capito tutti.
Lo scrisse chiaramente anche Niccolò Machiavelli nel suo Principe del 1513. Se, dopo circa sei secoli, quel trattato di dottrina politica viene ancora citato in corsi e testi sulla leadership, è perché contiene in sé certi principi universali sulla guida di un’organizzazione ancora attuali.
Avere determinazione nelle decisioni, dare un esempio chiaro e coerente, selezionare i giusti collaboratori, saper sfruttare e valorizzare il fattore umano, sono alcuni dei pilastri imprescindibili su cui deve basare la guida un buon leader e su cui un leader 4.0 dovrà impostare il proprio pilota automatico.
Un leader 4.0 deve studiare e aggiornarsi per tutta la vita, costruire in modo costante e migliorativo le proprie competenze. La leadership è un processo che ha un inizio, ma è in continuo divenire.
È come studiare uno strumento, ad esempio il pianoforte. Tu sai che inizi, ma se vuoi migliorare e suonare sempre meglio, hai anche un’altra certezza: che studierai e farai esperienza per tutta la vita.
A questo punto la domanda nasce spontanea: che cosa devi iniziare a studiare per diventare un leader?
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Grazie e Buona Giornata.
Loris Comisso
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